Profilo storico
Biasca, terra di passaggio verso importanti valichi alpini - San Gottardo, Novena, Lucomagno, Greina - ha solamente nel nome, probabilmente d'origine ligure, e in poche vestigia risalenti per lo più al periodo romano - il toponimo "Caslasc", monete ritrovate a Santa Petronilla nel 1880 e tombe dell'epoca della civiltà del ferro scoperte durante la costruzione della ferrovia nel 1941 - il ricordo delle antiche civiltà che vi si sovrapposero.
Questo fatto si spiega in particolare con lo scoscendimento del Monte Crenone (1512) e con la "Buzza" (1515) che determinarono lo sconvolgimento del territorio. Ma altre calamità colpirono il Borgo nell'ultimo millennio condizionando la sua storia: dall'alluvione del 1665 allo scoscendimento del 1868 che seppellì parte della frazione di Loderio, dalla peste del 1584 a quella del 1629, dagli incendi alle ruberie durante i vari passaggi di soldataglie e truppe straniere.
Il primo documento scritto che ne attesta il nome è dell'830 e nello stesso, oggi patrimonio della biblioteca del Convento di San Gallo, sono elencati i nomi di un Prevosto, di sette canonici e di quattro laici, una comunità ecclesiale che rispecchia l'importanza della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, matrice dell'evangelizzazione delle Tre Valli ambrosiane.
Verso il 1000 si stabilì nel Borgo la signoria del Capitolo dei Canonici del Duomo di Milano, signoria che continua sotto la denominazione degli Orelli e dei Visconti. Sono di questo periodo atti assai importanti: la "Cartà di libertà" (1.gennaio 1292) con cui la comunità biaschese ottiene dagli Orelli ampie libertà, libertà che furono ancor più sviluppate sotto il Ducato per evidenti ragioni politiche quale posto avanzato verso gli Svizzeri; del 1305 è la pergamena nella quale vengono distribuiti e assegnati gli alpi, terre di prima necessità per una società agricola come quella biaschese; del 1398 sono gli Statuti del Capitolo dei Canonici della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e del 1434 gli Statuti di Biasca, leggi relative al funzionamento della vita comunitaria.
Il Quattrocento fu caratterizzato dalle continue lotte tra il Ducato e i Confederati per il possesso delle terre ticinesi e del controllo delle vie alpine. Dal 1499, con la sottomissione alla sovranità di Uri, Svitto e Obwalden, fino al 1789 il Borgo visse una relativa indipendenza dal profilo economico e una relativa calma da quello politico.
A cavallo del Seicento, dopo la "Buzza", vi furono le importanti visite dei Cardinali Borromei e la presenza di uomini, come il Cavalier Giovanni Battista Pellanda e Prevosto Basso, di sicura statura culturale e politica.
Nel 1803 Biasca segue le sorti del Cantone divenuto libero e svizzero.